Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIV – 22 ottobre 2016.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

L’attività cognitiva umana può essere esplorata con la nuova fMRI veloce. La misura delle oscillazioni cerebrali è fondamentale per lo studio della percezione, dell’attenzione e dei processi associati alla coscienza. La risonanza magnetica funzionale (fMRI) ha tempi troppo lunghi per rilevare questa attività. Jonathan Polimeni, Laura Lewis e colleghi dell’Università di Harvard hanno impiegato nuove tecniche con le quali hanno accertato che la risposta emodinamica è più veloce di quanto si sia ritenuto fino ad oggi e che una fMRI rapida può rilevare le oscillazioni di attività alla base dei nostri processi cognitivi. [PNAS USA – AOP doi: 10.1073/pnas.1608117113, 2016].

 

I neonati hanno già la capacità di imitare gli adulti? Janine Ostenbroek, Virginia Slaughter e colleghi dell’Università del Queensland in Australia hanno studiato 64 bambini di 1, 3, 6 e 9 settimane di vita nella loro abilità di imitare gesti ed espressioni facciali che studi precedenti avevano suggerito come imitabili da parte di bambini così piccoli. Gli autori dello studio speravano di mettere in relazione l’abilità di imitazione con le fasi dello sviluppo, ma il risultato degli esperimenti indica chiaramente l’incapacità dei bambini di quell’età di imitare. Alcuni hanno criticato questo studio, alimentando una controversia nata quarant’anni fa, quando nel 1977 un’apparente capacità dei neonati fu documentata per la prima volta ma l’interpretazione dei risultati fu contestata. [Cfr. Meredith Knight in Sci. Am. Mind 2 (5): 10, Sept/October, 2016].

 

L’invecchiamento neurocognitivo fisiologico richiede un rimodellamento adattativo. Jessica Ash, con Peter Rapp ed altri colleghi dell’Istituto Nazionale sull’Invecchiamento dell’NIH (Baltimore), hanno rilevato, in rapporto ai cambiamenti di connettività funzionale delle grandi reti tipici dell’invecchiamento, che non è sufficiente per un buon funzionamento in età avanzata il mantenimento delle dinamiche dei circuiti giovanili, ma è necessario un rimodellamento adattativo. [PNAS USA – AOP doi: 10.1073/pnas.1525309113, 2016].

 

Il più brutale dei crani umani: come fu studiato e riconosciuto il primo uomo di Neanderthal. Quando nel 1856 fu scoperto lo scheletro fossile di quello che sembrava un nostro inquietante progenitore ancestrale, non esistevano tecniche, metodi e strumenti sofisticati quali quelli della paleontologia dei nostri giorni: come avvenne il riconoscimento? Perché quel lavoro è ancora oggi valido? A questi interrogativi risponde il professor Madison dell’Arizona State University in un saggio in forma di articolo pubblicato di recente. Gli storici hanno sostenuto che le interpretazioni e i dibattiti sviluppati a quell’epoca sull’uomo di Neanderthal abbiano avuto origine principalmente da ideologie sociali, politiche e culturali. Madison dimostra, attraverso l’analisi degli strumenti e degli approcci allora adoperati per lo studio dei fossili, che le controversie ebbero invece principalmente origine da questioni di metodologia e pratica. Una lezione per i posteri si ricava dal modo in cui furono impiegate e integrate nozioni di anatomia comparata, geologia ed archeologia. [Cfr. Madison. P., Br J Hist Sci. 49 (3): 411-432, 2016].

 

Cosa può accadere nel cervello quando non dormiamo nel nostro letto o nelle condizioni abituali. Uno studio, condotto da ricercatori della Brown University e del Georgia Institute of Technology, che ha analizzato questa condizione mediante polisonnografia e brain imaging in 11 volontari, ha rilevato che nella condizione non familiare i sistemi neuronici di un emisfero cerebrale rimangono attivi invece di andare incontro alla quiescenza notturna: uno stato fisiologico che ricorda il sonno monoemisferico che si verifica in alcuni animali ed è stato interpretato come strategia biologica adattativa a fini di sopravvivenza. Il rilievo è affascinante, e sicuramente questo “dormire solo con mezzo cervello” sarà oggetto di ulteriori studi. [Studio di Yuka Sasaki e coll. in Current Biology riportato da Andrea Anderson in Sci. Am. Mind 2 (5): 9, Sept/October, 2016].

 

La risata produce un cambiamento di stato funzionale della mente e il cervello durante lunghe risate attiva un meccanismo di protezione degli organi interni. Svebak, uno degli autori dello studio sugli effetti benefici del senso dell’umorismo citato in una nota pubblicata con queste “notule” (“Note e Notizie 22-10-16 Come il senso dell’umorismo allunga la vita”) ha discusso i risultati di due interessanti studi sulla risata. Il primo supporta l’ipotesi che durante lunghi accessi di risa si attivi un meccanismo cerebrale in grado di ridurre il rischio di danno da compressione degli organi vitali nelle cavità toracica e addominale. Il secondo fornisce, nella documentazione di un’attività corticale lineare, il correlato neurobiologico della sensazione di re-freshing che spesso segue le intense risate. [Cfr. Svebak S., Eur J Psychol. 12 (3): 456-472, 2016].

 

Notule

BM&L-22 ottobre 2016

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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